Scopriamo insieme la prefazione di Mauro Biagini, scritta per noi in apertura del nostro nuovo Doblone: “La Barchetta di Cristallo” di Augusto De Angelis.

Scopriamo insieme la preziosa prefazione scritta da Mauro Biagini per il nuovo Doblone firmato Augusto De Agelis, “La Barchetta di Cristallo”. Abbiamo preso a pretesto le ambientazione di De Angelis nel quartiere di Porta Venezia, per chiedere ad una delle sue maggiori voci letterarie di lasciarci una testimonianza del quartiere e della nostra città ai giorni d’oggi.

Prefazione

È curioso constatare che i più grandi giallisti “milanesi” siano nati altrove. Giorgio Scerbanenco nella lontana Kiev, il mio amato Renato Olivieri a Sanguinetto in provincia di Verona e Augusto De Angelis – precursore e teorico del poliziesco italiano – a Roma.
Eppure hanno saputo raccontare Milano meglio di qualsiasi nativo. Una metropoli che non è mai un semplice sfondo nelle loro trame criminali ma una protagonista al pari dei personaggi. Un affresco di carta lungo mezzo secolo che ci restituisce eventi e umori del capoluogo lombardo nel Novecento più fedelmente di qualsiasi documentario.
Le diverse radici di questa illustre triade di scrittori potrebbero essere il frutto del caso. Tuttavia preferisco azzardare un’ipotesi. Se è vero che è il destino a determinare il luogo in cui veniamo alla luce, è altrettanto vero che tutti possiamo scegliere il luogo di cui innamorarci. Per certi versi è un po’ ciò che accade con la famiglia, laddove non sempre i legami di sangue coincidono con gli affetti più amati.
Ma perché mai un forestiero dovrebbe trapiantare cuore e macchina da scrivere all’ombra della Madonnina? Perché convertirsi in un vero e proprio cantore della città?

Milano non è di certo appariscente. Il suo fascino è discreto, come la sua borghesia. Nulla a che vedere con Roma, che ti seduce come un’amante sfacciata. Oserei dire che se Roma è cinema, Milano è teatro.
La sua bellezza è nascosta. Per scoprirla bisogna saper andare oltre le apparenze. Frugare dentro l’anima, come si fa con le persone. Varcare i portoni, inoltrarsi negli angoli più impervi, grattare la patina di grigio. E chi ci mette piede, magari spinto solo dalle molteplici opportunità lavorative, finisce spesso per restarne, giorno dopo giorno, ammaliato.
Proprio quello che è successo a me quando, arrivato da Genova al termine degli studi, ho preso casa nel quartiere di Porta Venezia. Con il trascorrere del tempo mi sono innamorato infilandomi nei cortili delle popolari case di ringhiera o in quello della lussuosa Casa della Fontana con lo spirito di Dino Buzzati che ancora aleggia intorno alla statua in marmo del Dio del Fiume. Ficcando il naso nelle sale scommesse polverose con un mare di bollette perse sparpagliate sul pavimento e subito dopo in una prestigiosa galleria d’arte per ammirare la mostra di un pittore. Assaggiando a mezzogiorno una specialità egiziana in un fast food impregnato di profumi esotici e gustandomi poi alla sera una cena squisita in uno dei tanti ristoranti stellati.
Ho un mondo intero a mia disposizione sotto casa in una manciata di strade: una continua fonte d’ispirazione per le storie gialle che scrivo. Basta avere il desiderio di entrarci.
Non c’è da stupirsi che questo romanzo di De Angelis, ambientato in parte proprio a Porta Venezia, si svolga principalmente in interni. È evidente la sua vocazione da drammaturgo. Ma Milano c’è sempre, anche quando viene lasciata fuori. La sua anima si respira in ogni riga.
C’è un breve passo, a tal proposito, che mi ha colpito:
“Questi palazzi di corso Venezia hanno tutti il giardino. Certo, è molto bello avere un palazzo con un giardino. Ma si muore anche quando lo si possiede.”
Ma questo “giardino”, aggiungo io, godiamocelo fino in fondo. Come, ne sono certo, vi godrete la lettura di questo piccolo grande gioiello del giallo “milanese” fino all’ultima pagina.

Mauro Biagini

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