La teoria dello spillo
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GianMaria Strazzer lavora come guardiano in un supermercato di Milano. Ma è anche il custode dei beni di un certo Tony Ebola: non proprio un tipo raccomandabile.
Che fine abbia fatto questo Ebola, con i suoi affari, non è cosa che interessi al nostro Strazzer, perché tanto ci sono io, il suo avvocato. Non so neppure perché lo rappresento, dato che non riesce mai a stare fuori dai guai. Soprattutto adesso, mentre siamo sotto elezioni del nuovo sindaco di Milano e io lavoro per lo studio che rappresenta uno dei candidati.
E Strazzer che fa? Finisce implicato in un ricatto che potrebbe mandare all’aria le intere elezioni e la mia carriera. Ma, dopo tutto, siamo a Milano e, in questa città, tutti devono sottostare ai dettami della teoria dello spillo.
“A tirar giù uno spillo da questo finestrino, ora, a farlo cadere su Milano, può stare certo di una cosa: lo spillo beccherà un tizio intento a fregare qualcun altro. In questa città tutti si fregano a vicenda.”
GianMaria Strazzer lavora come guardiano in un supermercato di Milano. Ma è anche il custode dei beni di un certo Tony Ebola: non proprio un tipo raccomandabile.
Che fine abbia fatto questo Ebola, con i suoi affari, non è cosa che interessi al nostro Strazzer, perché tanto ci sono io, il suo avvocato. Non so neppure perché lo rappresento, dato che non riesce mai a stare fuori dai guai. Soprattutto adesso, mentre siamo sotto elezioni del nuovo sindaco di Milano e io lavoro per lo studio che rappresenta uno dei candidati.
E Strazzer che fa? Finisce implicato in un ricatto che potrebbe mandare all’aria le intere elezioni e la mia carriera. Ma, dopo tutto, siamo a Milano e, in questa città, tutti devono sottostare ai dettami della teoria dello spillo.
“A tirar giù uno spillo da questo finestrino, ora, a farlo cadere su Milano, può stare certo di una cosa: lo spillo beccherà un tizio intento a fregare qualcun altro. In questa città tutti si fregano a vicenda.”
L’autore
MICHELE BRUSATI
Michele Brusati è piemontese, classe 1977. Non sopporta le code alle poste, le birre artigianali, gli aperi-cena e le attese in ospedale. Ancor peggio, non ne può più dei gialli scritti in fotocopia. Ah, odia le quarte copertine.
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